
Voglio lottare per il primo posto o voglio lottare per non essere retrocesso?
Credo che Inter e Milan, come aziende prima ancora che come squadre di calcio, riassumano alla perfezione quanto sia fondamentale e determinante avere un progetto e una strategia.
Come Account Manager in un’agenzia di comunicazione e marketing, parlo con moltissime aziende che pensano di aver bisogno del sito nuovo, di una nuova brochure, di un catalogo prodotti, sottovalutando l’importanza di avere obiettivi di business sul medio-lungo periodo.
Esattamente come il Milan del Fondo Elliott.
Da interista, il periodo di difficoltà dei cugini mi fa gongolare, da sportiva è frustrante vedere un club blasonato come il Milan nuotare in acque difficili. Il club rossonero, passato di mano dalla proprietà cinese di Li al fondo Elliott non sembra, infatti, avere alcun tipo di progettualità concreta, quantomeno non in linea con il marchio Milan.
Perché dico questo?
Il CEO Ivan Gazidis, alla fine della scorsa stagione, aveva dichiarato di voler costruire un Milan in stile Ajax, una squadra di giovani che si autofinanziasse grazie alla vendita dei propri talenti. Un progetto che non ha incontrato il consenso di due storiche bandiere milaniste: l’allora allenatore Rino Gattuso e l’allora dirigente Leonardo, che hanno, infatti, presentato le proprie dimissioni.
All’alba della tredicesima giornata di Serie A è abbastanza evidente che la “strategia” di Gazidis non sembra funzionare. L’allenatore scelto per il campionato 2020/2021, Marco Giampaolo, è stato esonerato dopo sole sette giornate, lasciando un Milan con tre vittorie e quattro sconfitte, tredicesima in classifica e completamente priva di un gioco sensato.
Il subentrato Stefano Pioli non sta facendo meglio, con tre sconfitte, un pareggio e una vittoria all’attivo nel momento in cui vi scrivo. Qualche miglioramento in termini di gioco si è visto, soprattutto contro la Juve, ma non abbastanza da andare a punti.
E l’Inter invece?
Sarò di parte ma nella mia Inter vedo un progetto a monte: tornare sul tetto di Italia e d’Europa, riportare i nerazzurri nel calcio che conta dopo il tonfo seguito al Triplete. È a partire da questo obiettivo che sono state operate delle scelte a cascata.
L’Inter di Suning ha deciso, infatti, di investire in dirigenza e allenatore di qualità ed esperienza, con un Giuseppe Marotta che ha fondato le basi del progetto di successo Juventus (argh!) e Antonio Conte, uomo da 12 milioni di euro l’anno che ha sempre portato le sue squadre ad alti livelli, un condottiero motivatore.
A livello di squadra sono stati mandati via gli elementi di disturbo (vedi Wanda Icardi, ops Mauro Icardi) e sono stati fatti alcuni preliminari innesti strategici (Lukaku e Godin) da un lato, mentre dall’altro sono stati valorizzati giovani non fenomenali ma comunque estremamente motivati come Lautaro Martinez. Conte, a undici giornate dall’avvio di campionato, ha già detto alla dirigenza di cosa avrà bisogno nel mercato di gennaio per poter garantire dei risultati in linea con gli obiettivi di business. Perché l’obiettivo c’è, è chiaro.
I risultati? Inter dei record, seconda in classifica (maledetto scontro diretto con la Rube, ehm Juve) con sicuramente ancora molti aspetti da migliorare ma con una direzione comune.
Quindi, venendo al sodo, siamo tutti d’accordo che progettualità e obiettivi siano il punto di partenza per rendere proficuo il business di un’azienda? Siamo tutti d’accordo che un’azienda che voglia ottenere dei risultati, crescere in termini di fatturato e brand awareness, abbia bisogno di strategia e investimenti?
Certo, il campionato è lungo e gli aspetti su cui lavorare sono ancora molti ma è arrivato il momento di chiedersi: voglio lottare per il primo posto o voglio lottare per non essere retrocesso?
Se la vostra risposta è il primo posto, mi piacerebbe conoscere le vostre storie e i vostri obiettivi.
P.S. Non ho nominato volutamente la Juventus perché parliamo di business, non di concorrenza sleale (si scherza).
Aurora Colussi
Account Manager New! Srl